Arte Padova: tutto quello che abbiamo visto
Lo scorso mese siamo saliti a bordo del nostro Container, in giro per l’Italia. E la prima tappa che abbiamo deciso di esplorare è stata Arte Padova, dove da ventotto anni una fiera di tre giorni raccoglie più di 25mila visitatori da tutto il mondo. Qui il racconto della la nostra prima esposizione e dei nostri primi successi.
Quello che è accaduto a Padova lo scorso mese è stata l’esperienza necessaria per iniziare a mettere un po’ di luce a bordo del nostro Container. E’ stata l’occasione per misurare la nostra pazienza, osservare il lavoro che c’è dietro l’organizzazione di una fiera (che a volte dura anche un anno) fino a scoprire i segreti di una passione e di un mestiere come quello del collezionista, dei tanti galleristi presenti o dei semplici appassionati di arte contemporanea. Dieci, cento, mille di noi.
Partecipare ad Arte Padova, manifestazione storica giunta alla sua 28° edizione, che quest’anno ha chiuso la sua tre giorni con 25 mila visitatori da tutta Italia e dall’estero e oltre 15.000 opere d’arte (dati che trovate sulla pagina di ArtePadova.it), per noi è stata una grande soddisfazione.
Ci ha introdotto per la prima volta in quello che è definito l’iperuranio delle mostre, dei padiglioni immensi in cui perdersi per innamorarsi, ogni volta di un’opera diversa, camminando e osservando storie d’arte.
Conoscere persone, stringere le mani, trasformare gli sguardi curiosi in richieste esplicite, è stato quello che abbiamo fatto in tre giorni, all’interno del nostro spazio espositivo. Oltre ovviamente ad allestire le pareti, sistemare nella giusta posizione ogni nostra opera per valorizzarla al meglio e dare visibilità agli artisti che abbiamo deciso di portare con noi, in questo viaggio che stiamo conducendo a bordo di un Container.
E ovviamente ci sono state opere che, più di altre, hanno colto l’attenzione di visitatori passati a trovarci.
Opere di fronte alle quali molti sono rimasti immobili a guardare, a discutere in compagnia del proprio amico o della propria compagna se farle diventare parte della propria collezione o della propria casa.
Tra queste la riconoscibilissima scultura dai caratteristici e indefiniti trafori ovoidali dell’artista giapponese Tomonori Toyofuku, che nel 1969 ha riprodotto su legno queste forme concentriche di vuoti. Vuoti che sposano la materia e sorretti da una lastra d’acciaio fanno emergere la peculiarità di un pezzo unico, dai tratti onirici.
Altre pitture che hanno rapito gli sguardi sono state quelle dell’artista italiano Achille Perilli, considerato il padre dell’astrattismo geometrico in Italia. A Padova le sue strane geometrie, dai colori vivi e dalle forme spesso a volte quadrate, altre romboidali, con uno sguardo alla tridimensionalità, hanno suscitato interesse tra chi si fermava tra le mura del nostro Container.
E infine tutta la bellezza, il sarcasmo e la fantasia delle sculture in vetroresina di Gianni Cella. Sono state proprio due delle sue sculture le più ambite dagli sguardi degli appassionati di arte contemporanea di passaggio dal nostro padiglione. Sia per la loro stravaganza, sia per il loro significato spesso sotteso, sottile, che solo chi conosce l’artista può immaginare.
Piccole soddisfazioni che ci hanno dato la forza di accettare un’altra sfida e intraprendere, sempre sui sedili comodi del nostro Container, una strada che ci condurrà verso una nuova meta. Verso una nuova mostra, che vi sveleremo sui nostri canali ufficiali. Lì ci ritroverete, con nuove opere ma lo stesso entusiasmo.